Gombitelli è uno degli otto paesi che compongono il comprensorio delle Seimigia, la parte collinare del Comune di Camaiore, in provincia di Lucca. Posa su un crinale del Monte Calvario (500 m. sul livello del mare dal quale dista, in linea d’aria, 12 Km.) che è una della ultime creste a levante delle Alpi Apuane. Da Gombitelli si passa per arrivare a Lucese, da cui partono i sentieri che arrivano nelle montagne e che conducevano fino in Emilia. La rocca di Gombitelli, distrutta nel 1242 dal Comune di Lucca, è una delle più antiche della Versilia. L’evidente importanza strategica del luogo è ulteriore segno della vista straordinaria che si gode a Gombitelli, sul litorale e sugli Appennini Emiliani. Alla fine del diciannovesimo secolo a Gombitelli vivevano quasi mille persone e il paese faceva comune. Di questa epoca fiorente se ne possono ritrovare le tracce nelle dimensioni del paese, nell’architettura signorile di alcuni palazzi e nella strada interna di pietra bianca. Il paese attualmente conta meno di 100 abitanti.
Gombitelli è un paese speciale non solo per la sua intatta bellezza e per la sua assolata serenità. Fino agli anni trenta i gombitellesi hanno parlato un idioma locale, “forestére” si sente dire in un’intervista degli anni ’60, incomprensibile per gli abitanti dei paesi vicini. Gombitelli è ancora dichiarata isola linguistica nel cui dialetto si ritrovano parole lombarde, galloromaniche, emiliane e piemontesi.
La storia ci racconta che intorno al 1450 la popolazione del paese subì un grave calo demografico a causa delle ondate di pestilenza del quattordicesimo secolo. Paolo Guinigi, Signore di Lucca, incentivò l’immigrazione nella regione per favorirne il ripopolamento. Gombitelli divenne dunque la meta di un gruppo di armigeri lombardi i quali, espulsi da Firenze, trovarono rifugio a Lucca.
L’altra peculiarità del paese è la famosa lavorazione del ferro che ha sostenuto generazioni di gombitellesi. Nel sedicesimo secolo alcuni fabbri tedeschi, al seguito dell’imperatore Carlo V decisero di fermarsi nel paese sulle colline di Camaiore dove avviarono la lavorazione del ferro e la fabbricazione dei tipici chiodi gombitellesi, i “gavorchi”. A sezione quadrata e non ben rifiniti, i chiodi di Gombitelli sono conosciuti in tutta italia perché furono usati per le scarpe dei soldati italiani durante la prima guerra mondiale. Il loro nome nel dialetto lucchese si usa ancora e significa brutto e sgraziato. Di quelle tecniche si può ritrovare qualcosa nell’ultim ferriera attiva della zona, la ferriera di Carlo Gargani, presentata in questo documentario.
Ma l’artigianato tradizionale per cui Gombitelli è conosciuto ben al di fuori dei propri confini è la norcineria, la produzione di insaccati rinomati per l’alta qualità delle materie prime e per le tecniche di lavorazione tradizionali, tramandate con cura da padre in figlio per generazioni. La struttura prende il nome della famiglia Cerù, una delle due famiglie di Gombitelli che da generazioni tengono vive le tecniche e i saperi della norcineria artigianale.